Facebook è la grande rivoluzione del web avvenuta tra il 2008 e il 2009, ma dove e come è nato questo fenomeno?
La storia della creatura di Zuckerberg (almeno quella ufficiale) è nota a tutti, in breve:
- nel 2004, il diciannovenne Mark Zuckerberg, studente ad Harvard, inventa facebook, ricreando sul web gli annuari con le foto degli studenti tipici delle scuole statunitensi, per l’appunto i facebooks
- nel 2006, dopo che il progetto si era allargato a quasi tutte le università americane, il promettente strumento di social marketing network viene esteso alle università ed ai licei di tutto il mondo
- dal 2007 in poi il successo è dirompente, ad oggi il sito conta 2.900.000.000 di utenti attivi su base mensile.
Ma, cos’è in effetti facebook? Il successore di myspace, un altro twitter (sì, twitter esistava da prima), un album fotografico on-line, una chat, uno spazio di condivisione link, un posto dove pubblicare i propri video, una webmail, un motore di ricerca? Facebook è tutto questo, ma molto più semplice da usare di quanto siano i suddetti strumenti presi singolarmente, il tutto condito da un tam tam mediatico incessante (pensate a tutti gli articoli su web e media tradizionali) e da mirate tecniche di marketing (sopratutto di tipo viral).
Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che Facebook sarebbe un loop di ”validazione sociale basato su una vulnerabilità psicologica umana che cambia letteralmente la relazione di un individuo con la società e con gli altri”. In ogni caso il Social è uno dei motivi principali per cui oggi le persone accedono a Internet.
Le cause del successo sono molteplici, anzi, i successi sono molteplici, si perché facebook non solo ha avuto successo dopo che è diventato un fenomeno di massa, ma lo ha avuto anche prima.
Ed è proprio del successo a priori che vorrei parlare.
Iniziamo con l’analizzare il core businness del progetto: come ammesso anche dal suo creatore (vecchio articolo del Corriere della Sera), lo scopo di facebook era ed è quello di collezionare profili personali da rivendere alle aziende (multinazionali), per fare questo è stato creato il sito allestendo le infrastrutture server necessarie per il suo funzionamento.
Come, gli addetti al mestiere ben sanno, quando si allestisce la parte server di un applicativo web si cerca di avere margini operativi tali da non soccombere ad eventuali surplus di richieste da parte degli utenti, tutto ciò comporta dei costi che aumentano con le risorse in eccesso allocate.
Facebook ha resistito, senza mai stopparsi ad incrementi del traffico anche del 1000%.
A questo punto la domanda che più di qualcuno si è posto è: chi poteva stanziare dei fondi per allestire un’infrastruttura tale da prevedere incrementi esponenziali delle visite?
Si potrebbe pensare che le infrastrutture siano state pagate delle multinazionali già prima che facebook avesse il successo mondiale che attualmente ha, quindi chi pagava già sapeva (o sperava)che il progetto sarebbe stato vincente.
Ma, cos’è che rende Facebook migliore degli altri progetti che hanno cercato e cercano di reperire informazioni personali on-line (Google a parte)?
Credo che la carta vincente è che le biografie raccolte da facebook sono reali: le persone inseriscono il vero nome, le proprie foto, quello che stanno realmente facendo e sopratutto collegano l’account con quello degli amici reali. Amici che possono confermare o contestare quello che diciamo o non diciamo di essere. Quindi non possiamo fingere di essere di di sinistra, quando invece siamo di destra o viceversa e non possiamo dire che ci piacciono i gatti quando invece preferiamo i cani.
Perciò facebook può fornire profili accurati ed esatti dei propri utenti, può sviluppare algoritmi che analizzando gli orientamenti politici, sessuali e religosi del network delle amicizie di un account, potranno, su basi statistiche profilare anche le persone che hanno avuto l’accortezza di non sbottonarsi troppo su argomenti personali.
E per quanto riguarda i falsi profili? Provate a farne uno e a vedere in quanto tempo venite scoperti, su facebook una persona che non ha amicizie nella sua zona non è molto credibile, certo si potrebbero creare anche degli amici fasulli, ma poi si dovrebbero creare amici falsi degli amici fasulli e così all’infinito.
Qualcuno avrà già intuito i rischi: immaginiamo che in futuro in uno stato qualsiasi, qualcuno al comando decida che chi simpatizza per un determinata parte politica non possa accedere a determinate professioni, il candidato al posto di lavoro non dovrà nemmeno essere spiato, basterà che abbia avuto un profilo su facebook per permettere, a chi dovrà giudicarlo, di capire cosa pensa, e se profilo e amicizie non bastano, sarà sufficiente chiedere agli amici, spacciandosi per una conoscenza comune.
Ma non serve immaginare scenari ucronici, pensate ad un ragazzo che pubblica una foto oppure un video dove fuma cannabis (molti ragazzi sono abbastanza superficiali da condividere queste ed altre informazioni sul proprio conto), pensando che tanto lo sapranno solo i suoi amici.
E se i genitori degli amici accedono al computer del figlio?
E se, fra dieci anni, quei dati saranno disponibili a pagamento a chi ne fa richiesta e magari li acquisterà proprio l’addetto al personale dell’azienda che dovrebbe assumere il giovane…
Molti pensavano (molti di meno oggi) che facebook fosse solo un fenomeno temporaneo destinato a sparire, forse è così, ma i dati degli utenti non spariranno, anche perché non credo che i servizi segreti più efficienti si lasceranno sfuggire l’occasione di fare delle copie delle biografie disponibili on-line.
Ci sarebbe molto altro da dire, dato che molte cose stanno accadendo mentre scrivo e molte devono ancora accadere, staremo a vedere, nel frattempo, continuiamo ad auto-dossierarci 🙂